Prescindiamo dallo Stoppani la cui profonda erudizione è stata
spesso soverchiata dalla foga letteraria e ricordiamo per primo il
Taramelli il quel trattando di
“Di
alcuni sconscendimenti postglaciali sulle alpi meridionali” si
disse “assolutamente incredulo ai dubbiosissimi documenti per i
quali il Catullo credette assegnare una data storica dell'avvenimento
che egli erroneamente giudicava aver cambiato il corso del Piave
(franamento monte Socchero)”
In altre memorie il Taramelli ha poi dimostrato che la depressione
Fadalto Serravalle ha costituito con ogni probabilità la via
di scarico delle acque del Piave così come la gola di Quero
dovette esser stata sempre quella del Cordevole.
“Ma
ciò sarebbe avvenuto nel periodo del terziario e nell'epoca
del Miocene, prima che il fiume riuscisse a scavarsi una nuova via
attraverso alle rocce poco consistenti del vallone Bellunese, aiutato
forse in questo da qualche movimento della massa calcarea.
All'autorità el Taramelli si aggiunge quella di tutti i
geologi italiani e anche stranieri che si occupano da allora in poi
del bacino Plavense e che furono concordi nell'escludere il passaggio
del fiume in epoche storiche dalla stretta di Serravalle.
Ricordiamo solo qualche nome degli scienziati stranieri che si
soffermano sull'argomento: il Morillet, l'Hoernes, Il Bruckner.
Fra gli Italiani otre il Taramelli ricordiamo Achille Tellini e
Federico Sacco.
IlTellini dall'esame rigoroso dei lavori compiuti dai geologi più
insigni sull'epoca glaciale dell'alta Italia, da studi e richerche
dirette, compiute sull'anfiteatro morenico di Vittorio in provincia
di Treviso e basandosi specialmente sull'assenza di terrazzi
alluvionali nella valle Lapisina è giunto alle seguenti
conclusioni:
Non è ammissibile l'idea sostenuta del Catullo che in epoca
relativamente recente, cioè storica, il fiume Piave sia
passato per la chiusa di Fadalto ed abbia poi guadagnato il mare per
la gola di Serravalle e la pianura di Conegliano. Tutt'al più
il Taramelli ammette che questa via sia stata aperta dalla erosione e
poscia percorsa dalle acque del Bellunese in epoca miocenica e del
pliocene antico. Certo è che dall'epoca quaternaria la
depressione Lapisina non fu percorsa da alcun fiume discendente dalle
valli alpine e costituente un ampio cono di deiezione.
Il fiume Meschio, che ha un carattere torrentizio, nasce ad un
paio di chilometri da Serravalle; gli altri torrenti hanno un corso
affatto locale dipendendo tutti da un bacino compreso fra il versante
occidentale dell'altipiano del Cansiglio e la Costa di Serravalle. La
pianura quindi fu costituita da elementi e da forze locali e
solamente livellata dalle acque e dai detrici che precedevano il ramo
del ghiacciaio durante la sua ascesa.”
Il professor Sacco il quale si era occupato della stessa questione
nello studio geologico “Gli anfiteatri morenici del veneto”
dimostrò che nel periodo Sahariano la Valle del Piave accolse
un immenso ghiacciaio il quale, sboccando nel vastissimo bacino di
Alpago-Belluno-Feltre, formò un immenso lago di ghiaccio che
presentava come emissari tre rami e precisamente: uno occidentale che
dovette collegarsi con quello del Cismon e del Brenta; uno rivolto a
mezzogiorno al termine del bacino Bellunese (ramo che si identifica
con quello idrografico del Piave attuale) ed infine il ramo Lapisino
di Fadalto e Vittorio il quale dovette essere il più diretto
sbocco del ghiacciaio del Piave verso il piano. Esso difatti poté
uscire dalla valle alpina e costruire un anfiteatro morenico
abbastanza ampio.
Il lago di Santa Croce ed il Lago Morto rappresentano le depressioni
più profonde di tale antico alveo glaciale e devono in parte
la loro origine appunto all'azione essenzialmente protettrice della
massa glaciale.
La ipotesi di un passaggio del Piave
nell'epoca romana da Santa Croce a Serravalle e da qui alla Val
Mareno, al Soligo, al Sile od anche al Livenza, come volle taluno,
appare quindi infondata.
Se riassumiamo quanto abbiamo esposto,
risulta evidente che l'azzardata ipotesi fu creata in origine dagli
antichi cronisti Bellunesi, e venne poi assunta dagli scrittori che
si succedettero nel tempo e che la tramandarono, avvalorandola talora
con sottili, ma sempre arbitrarie, interpretazioni del silenzio
tenuto dai classici latini sul fiume Piave.
E ciò forse per l'innato istinto
dell'uomo il quale vuole sempre e comunque rendersi ragione di
qualsiasi fatto naturale che abbia l'aspetto dell'anomalia.
Da tale bisogno istintivo sono sorte le
spiegazioni più strane di alcuni fenomeni geologici ed ebbero
origine tante leggende che ammantate ed abbellite dal canto dei
poeti, canto che ebbe talvolta risonanze classiche, indussero a
ritenere per vero ciò che la fredda e rigorosa indagine
scientifica ha dimostrato inesistente.
Tale è il nostro caso per
l'anomalia idrografica che presenta il corso del Piave il quale, a
valle di Soverzene, è decisamente rivolto verso il lago di
Santa Croce, ma giunto poco a levante di Ponte nelle Alpi con un
grandioso meandro inverte la sua direzione per incanalarsi in una
forra e portarsi in Val Belluna. Lo strano ritorcimento dell'alveo su
se stesso voleva la sua spiegazione ed ancor oggi il profano che si
trovi a passare da Ponte nelle Alpi ed osservi il corso del fiume, si
disorienta ed è portato a pensare ciò che pensavano i
nostri antenati e cioè che anticamente il Piave proseguisse
verso Santa Croce e la valle del Meschio.
Ora è da tener presente che la
ragione data dai geologi del nostro secolo non esclude che una
trasmigrazione del Piave dalla Valle Lapisina alla Valle Belluna sia
avvenuta, che anci così vuole la scienza.
Ma trattasi di evento che si perde
nella nebbia dei tempi, che risale cioè ad epoche esosteriche,
anzi preglaciali, per cui ogni traccia dell'antichissimo passaggio
del fiume dalla conca di Fadalto viene mascherato successivamente dai
fenomeni glaciali e di frana.
Il lettore che ha avuto la pazienza di
seguirci in questa nostra esposizione si domanderà
certamente:ammesso che il Piave abbia da Millenni seguito l'attuale
suo corso come si spiega l'omissione di Plinio? E come hanno potuto
gli antichi scrittori di geografia e di idraulica veneta trovare
numerose traccie di un passaggio del Piave nel territorio compreso
fra Nervesa e Treviso?
|